E’ stata messa un po’ alla chetichella, senza avvisare nessuno. Ma l’importante è che la lapide di Umberto Ceva, uno dei primi oppositori al regime fascista (che si suicidò in carcere nel 1930 per non fare i nomi dei suoi sodali di Giustizia e Libertà) è tornata al suo posto, in via Bramante. Anzi, il Comune di Milano ha realizzato una piccola struttura che mette in risalto la targa che commemora il sacrificio del “cospiratore antifascista”, che proprio da quell’edificio (ora abbattuto e sostituito da un palazzo super moderno) “muoveva verso il carcere e la morte sulle vie del sacrificio eroicamente additando agli oppressori e ai dimentichi la libertà”, come recita la targa .

Di questa vicenda, insieme agli amici dell’Anpi e ad Aldo Giannuli, mi interessai ben 8 anni fa quando mi preoccupai del fatto che l’imminente abbattimento delll’ex deposito Bulk (un centro sociale che aveva occupato un edificio abbandonato da tempo) avrebbe messo a rischio la lapide. Dopo quel post e qualche telefonata fui rassicurato dal sindaco Pisapia che la lapide sarebbe stata conservata e riposizionata nello stesso luogo.

I lavori sono durati dal 2013 fino a pochi mesi fa, quando ho allertato l’Anpi (in particolare l’amico Ivano Tajetti di Zona 8) che era venuto il tempo di recuperare la lapide e la memoria di questa città. Dopo qualche peripezia e parecchie telefonate (di Ivano) la targa è stata ritrovata, restaurata e posizionata il 26 aprile dal Comune. Ne siamo venuti a conoscenza solo oggi e siamo corsi a fotografare per raccontare questa storia.

Milano non ti ha dimenticato, caro Umberto Ceva. La fiamma di Giustizia e libertà non si è mai spenta. Continuiamo a tenerla accesa noi per voi.

Ad maiora