Penso di aver letto e recensito tutti i libri di Alessandro Robecchi. Che con questo “I cerchi nell’acqua” (sempre Sellerio editore) cambia decisamente passo. È sempre un giallo ed è sempre ambientato in una Milano che più Milano non si può (per dire: io ho vissuto in via Bolzano e il primo bar che viene citato è proprio in quella perpendicolare di viale Monza). E i protagonisti sono sempre gli stessi dei volumi precedenti. Ma scompare un po’ l’effetto Signora in giallo che accompagnava le ultime storie dove Carlo Monterossi, esperto della tv del dolore, finiva per aiutare le forze dell’ordine a risolvere casi complicati. Monterossi finisce nell’ombra e salgono in primo piano due che fino a ieri potevano al massimo ambire a miglior attori non protagonisti. Ghezzi e sopratutto Carella sono due poliziotti che agiscono un po’ fuori dalle regole. Che fanno indagini per senso di giustizia e che violano la legge per cercare di farla rispettare. Sovrintendenti che non diventeranno mai commissari ma che vanno a rappresentare quel tipo di “sbirro” che ognuno di noi vorrebbe per amico.

Il titolo del libro è proprio dedicato ai cerchi che nell’acqua ferma provocano i reati, dai più piccoli ai più grandi: «Il delitto, qualunque delitto, dalle botte al furto in casa, fino all’omicidio, crea una scia di dolore che non è possibile calcolare. Il sassolino nell’acqua ferma produce un cerchio, poi un altro, poi un altro, i cerchi si allargano. Il morto è morto, cazzi suoi, ma il dolore per la sua morte si contagia come una brutta scabbia. I parenti, le mogli vedove, i mariti affranti, i figli, i genitori, gli amici. Tutti quei cerchi di privazione, di lutto, potevano essere infiniti, e chi ci restava dentro era segnato, forse per sempre. Era un’altra vittima». Quei movimenti d’acqua finiscono per toccare anche i due poliziotti che cercano di risalire la corrente per fermarli. Ci riescono ma devono diventare in qualche modo loro stessi “delinquenti” finendo per danneggiare una carriera che, per tipi così, nasce subito sotto una cattiva stella. Robecchi è magnifico anche quando descrive i cattivi, riducendoli a povera roba: «Il mito del criminale è sopravvalutato. Al novanta per cento sono dipendenti di grandi imprese, le mafie, le organizzazioni, fanno quello che gli dicono di fare, puoi avere i contanti in tasca e il tuo giro, ma le decisioni le prendono più in alto». Impiegati del crimine che alla fine, tra carcere e spese folli, lasciano ai figli meno di quello che è in grado di fare un tranviere.

Insomma, Alessandro Robecchi tratteggia storie di vita reale, nascoste tra le pieghe di un giallo leggibilissimo che, continuo a ripeterlo, sarebbe perfetto per una serie tv.

Ad maiora

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Alessandro Robecchi

I cerchi nell’acqua

Sellerio

Palermo 2020

Pagg. 416

Euro 15