Il mondo, per noi innamorati del pallone, gira spinto dal motore più potente di tutti: la passione. Una passione sorda, cieca, nei momenti difficili anche muta. Una passione che è amore purissimo, fortissimo; un mare che sa travolgerti con le sue onde e trascinarti con la sua corrente. Un rumore di fondo che, a prescindere da tutto il resto, non ci lascia mai nel più completo silenzio. E se l’assordante calma piatta di momenti come questo ci prende alla sprovvista smettendo di sospingerci , non ci resta altro che dare fondo al nostro mare. Non ci resta che accendercelo da soli quel fuoco che alimenta tutto, trovando in ciò che più ci ha fatti innamorare la forza di andare avanti. Non abbiamo alternativa. Non possiamo permetterci di affogare solo perché il nostro mondo si è fermato.

Ed ecco che il nome di Belotti, Vives, Totti o Romagnoli sulla schiena di chi il coraggio lo deve trovare per forza assume un significato immenso. Permette di stare a galla, di respirare, di non lasciarsi andare e, soprattutto, di lottare con una forza che sarebbe lecito non avere più. E non sarà mai moda, neanche quando tutti i medici e gli infermieri del mondo avranno indossato un camice dedicato al loro eroe; e non sarà mai una trovata mediatica, neanche quando avremo le bacheche piene delle loro foto; sarà sempre e solo uno scavare in quel mare alla ricerca del più bel ricordo di tutti, del nome del tuo capitano, di un modello da seguire, di un’esultanza, un abbraccio, una birra, una canzone, un’emozione. Smuovetelo, questo mare. Lasciate che dalla sua immobilità e dal suo silenzio emergano i più profondi e sinceri stimoli perché, se smettiamo di fare anche questo, come potrà andare tutto bene?

Quante cose può fare un pallone fermo.

Matilde Castagnone