Rosso scuro. Bordeaux. Vinaccia, per essere precise. Perfettamente azzeccato per la sua carnagione scura e contemporaneamente in contrasto con il giallo di quella maglietta che le è cucita addosso.

Il rossetto di Marta è più eloquente di molte delle parole spese per questo mondiale femminile. Le labbra della giocatrice più forte della fase a gironi parlano chiaro, pur rimanendo chiuse, serrate in una smorfia di concentrazione quando il pallone è sul dischetto e poi aperte in un urlo di gioia quando quel pallone gonfia la rete. Per la diciassettesima volta. Quel rosso scuro che le dona così tanto ci dice che Marta, su quel dischetto, su quel campo, è una donna. Una donna che lotta per quello in cui crede. Che vince, perde, conquista gli ottavi e ne esce sconfitta. E che lo fa con il rossetto. Perché il rossetto le sta bene e non sarà un campo da calcio a portarle via la sua femminilità. E se la marca che produce i chili di gel che Cristiano Ronaldo si mette sui capelli vede le vendite salire alle stelle quando l’atleta scende in campo, che Marta si metta il rossetto!

E che se lo ritocchi anche tra un tempo e l’altro. E viva il rossetto di Marta e lo smalto della Girelli e della Rosucci e la fascia della Gama, dello stesso identico punto di azzurro della nostra bellissima maglia.

Matilde Castagnone