Non so perché Guanda abbia aspettato la fine dell’estate per fare uscire il bellissimo Patria di Fernando Aramburu (scrittore spagnolo, anzi basco). Le 600 e rotte pagine sarebbero state una ottima lettura da ombrellone. Ma forse, ispirandosi alla copertina italiana, hanno atteso quella pioggia che si abbatte sui protagonisti nella scena centrale del libro: l’omicidio del Txato.
L’altro mistero, sempre tecnico, è perché mettere sul fondo un glossario di parole basche. Leggendo il volume sul Kindle non sono mai andato a consultarle, per non “perdere il segno”. Forse nell’era dell’ebook bisognerebbe pensare anche a questi aspetti.
Infine, soprattutto all’inizio del volume, mi sono più volte chiesto se l’atmosfera così legata alle vicissitudini dell‘Eta e della liberazione dei Paesi Baschi potesse essere comprensibile anche a chi non ha visto coi propri occhi bar deserti perché non pagavano la tassa rivoluzionaria o le feste per la liberazione dei detenuti baschi o ancora le manifestazioni massicce di Batasuna o di come si è chiamata negli ultimi anni la rappresentanza politica del movimento rivoluzionario.
In realtà, più scorrevano le pagine e più mi sono accorto che le vicende raccontate da Patria sono uno spaccato di vita simbolica e quindi applicabile non solo al contesto basco. Ho letto qualche recensione che paragonava il libro di Aramburu ai massicci, storici volumi della letteratura russa ottocentesca. A me, invece, la struttura narrativa ha ricordato quella di Elena Ferrante, perché le protagoniste sono sue amiche che la vita (e il terrorismo) separano. Raccontare la
Storia tramite singole vicende famigliari non è certo una novità. Ma lo sguardo femminile su queste tragedie è decisamente affascinante.
Patria è un libro intenso che fa pensare (e nel nel finale anche commuovere). È chiaro che ha potuto vedere la luce solo grazie al nuovo periodo storico basco, alla tregua proclamata dall’Eta (che viene raccontata negli ultimi capitoli del volume). Ed è chiaro quale sia il punto di vista dell’autore del libro sul movimento terroristico. Fernando Aramburu trova un escamotage per spiegare ai lettori il suo pensiero. Mettendolo in bocca a uno scrittore che, a un certo punto della storia, è il protagonista di una conferenza alla quale partecipano i figli dell’uomo assassinato e altre vittime di Eta: «Ho scritto anche contro il delitto perpetrato con un pretesto politico, in nome di una patria dove una manciata di persone armate, con il vergognoso sostegno di un settore della società, decide chi appartenga a questa patria e chi debba lasciarla o scomparire. Ho scritto senza odio contro il linguaggio dell’odio e contro la smemoratezza e l’oblio trainati da chi cerca di inventare una storia al servizio del proprio progetto e delle proprie convinzioni totalitarie».
Insomma, se volete farvi una idea dei Paesi Baschi e di alcuni movimenti indipendentisti (vista dalla parte delle vittime), la lettura di Patria (best seller in Spagna) è davvero consigliata.
Ad maiora
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Fernando Aramburu
Patria
Guanda
Milano, 2017
Pagg 640
Euro 19