In questi giorni il tema parcheggi, spin-off di quello – gravoso e assassino – del traffico è al centro dell’attenzione di Milano. Dapprima un ex ministra che si lamenta con un video delle multe. Poi un’assessora che imbratta una macchina parcheggiata in divieto (notizia che incredibilmente è, tutt’oggi, in prima pagina sul milanocentrico Corriere della sera).

Del traffico milanese parla anche Alessandro Robecchi nel recente e bello “Di rabbia e di vento“: «Quando è arrivato a destinazione ha fatto un paio di giri dell’isolato perché non c’erano parcheggi, ovvio, poi si è iscritto alla maggioranza silenziosa: seconda fila e doppie frecce. Abbiamo nutrito il pianeta, siamo un modello per il paese, su, lasciateci posteggiare come cazzo ci pare».

Purtroppo questo è un atteggiamento tanto, troppo diffuso che non è diminuito nemmeno con l’amministrazione Pisapia. Mi capita spesso di girare in auto per l’Italia. E il traffico incattivito che trovo a Milano non ha riscontri in nessun altra città italiana. Come dimostrano i dati del rapporto Traffic Scorecard di Inrix che catalogano il capoluogo lombardo come quello in cui i cittadini perdono più tempo al volante.

Che le cose non funzionino, lo dimostra quanto accade quotidianamente, da un anno a questa parte, in viale Tunisia. Questa è una importante arteria che attraversa Corso Buenos Aires e che funge da punto di connessione tra vari settori nevralgici della città, come Città studi e piazza Gae Aulenti. È una strada a quattro corsie con quelle centrali dedicate ai mezzi pubblici.

Dal 2015 il Comune di Milano ha realizzato proprio su viale Tunisia una bella pista ciclabile. Togliendo, sulla carta, parecchi parcheggi. Scrivo “sulla carta” perché, nella realtà, quei milanesi di cui parla Robecchi non hanno mai smesso di parcheggiare, abusivamente, in viale Tunisia. Qualcuno mette le quattro frecce ma i più se ne fregano, parcheggiano in divieto e basta. Così viale Tunisia è diventata una strada super-trafficata dove le auto sono costrette a viaggiare sulla corsia dei tram, rallentando tutti i mezzi pubblici.

Mi è persino capitato di vedere macchine in doppia fila (doppia fila in sosta vietata!) vicino ai negozi di Buenos Aires. Da allora ho deciso di cambiare percorso ed evito di incolonnarmi su questa strada.

Il problema di Milano è davvero il traffico, che uccide. Anche nel 2015 la città, pur migliorando, ha “vinto” la classifica italiana dello sforamento del PM10, con 86 giorni sopra la soglia consentita dei 50 microgrammi per metro cubo per le polveri sottili.

Ad maiora