Freeheld che esce oggi nei cinema italiani è un film da vedere. Se siete persone sensibili, portate i fazzoletti.
La storia d’amore tra un’agente di polizia che si ammala di cancro e che prima di morire vuole lasciare la sua pensione (e la sua casa) alla sua compagna è davvero destabilizzante. Mette in mostra il bigottismo della nostra società, l’omofobia di tanti, troppi. Eppure alla fine le due donne (interpretate magistralmente da Julianne Moore ed Ellen Page) riusciranno ad avere giustizia.
La storia è tratta da una vicenda realmente accaduta in New Jersey. E purtroppo risale non agli anni ’80, ma a due lustri fa.
La pellicola (diretta da Peter Sollett) è ben costruita perché non si rivolge solo un pubblico di attivisti per i diritti degli omosessuali, ma a uno ben più ampio (lo stesso, mi verrebbe da pensare che lo scorso maggio ha votato a favore degli omosessuali nella cattolicissima Irlanda). Di qui la scelta di un attivista gay ebreo (interpretato da Steve Carell) che appoggerà la battaglia della poliziotta ma alla fine ridotto, dalla sceneggiatura, a una sorta di macchietta che con facili battute strappa applausi. A me farà storcere il naso, ma sentendo gli umori della sala durante l’anteprima milanese, sicuramente a molti piacerà. Ed è ciò che conta.
Per il mio carattere donchisciottesco ho invece apprezzato Michael Shannon nel ruolo del collega poliziotto di Laurel Hester (questo il nome dell’agente interpretato dalla Moore) che sarà il primo e a lungo l’unico a battersi per l’amica, a lottare per diritti che sono scontati per le coppie “tradizionali” e che invece sono messi in discussione per quelle omosessuali. Alla fine sarà lui ad avere ragione. Ma facendo tanta fatica e rovinandosi il fegato. Succede a tutti quelli che vanno controcorrente.
Insomma un film che vi fa uscire belli incazzati. Ma anche convinti che, insistendo, anche in solitaria, le cose possono cambiare.
Ad maiora