Yaakov Markovich non sapeva niente di quanto accaduto a Zeev Feinberg dal giorno in cui si erano incontrati per strada. Lui stesso di mandato sulle montagne di Galilea poche settimane più tardi. Non partì volentieri. (…) Alla fine i comandanti minacciarono di confiscare la casa. La terra che Yaakov Markovich aveva ricevuto molti anni prima non sarebbe rimasta in mano a un disertore. Delle brave persone l’avevano affidata a un ebreo perché vi facesse crescere culture ebree. E alle mani ebree può capitare di dove abbandonare l’aratro per imbracciare il fucile. Yaakov Markovich li ascoltò e poi ribatté: “Sono molti anni che coltivo viti, ulivi, a volte anche albicocche. I frutti possono crescere dolci o amari. Capita che rimangano acerbi o che li mangino i vermi. Ma mai, in tutti questi anni, mi sono usciti fuori frutti ebrei. L’unico resta ulivo. La vite non può essere che vite. E l’albicocco e albicocco”.

Ayelet Gundar-Goshen, Una notte soltanto, Markovich, Giuntina, 2015