Come la Lega del dopo Bossi (ma siamo al dopo Bossi?) anche l’opposizione russa al putinismo è guidata da un triumvirato.
I tre leader ieri sono stati arrestati al termine di una manifestazione molto partecipata che si è conclusa con scontri con la polizia che ha, putinianamente, impedito a chiunque di avvicinarsi al Cremlino. Qui oggi Putin verrà per la terza volta nominato zar, pardon presidente della Federazione russa. Nella verticale del potere da lui stesso creata (con la regia del KGB, pardon Fsb) è l’unico politico, di questo enorme paese, eletto direttamente dal popolo. I deputati sono infatti scelti dai partiti, i senatori dai governatori, questi a loro volta (come i sindaci di Mosca e San Pietroburgo) nominati dal presidente (Putin o il suo assistente Medvedev).
Ma chi sono i tre leader dell’opposizione?
Ieri li ho osservati mentre organizzavano la testa del corteo (misteriosamente arrivata in Bolotnaya al termine della manifestazione).
Serghei Udaltsov, classe 1977,sembra quello più capace di dirigere la piazza. È stato lui ieri a coordinare le mosse del corteo, o quanto meno a dare gli ordini di partenza e a volere la creazione di un servizio d’ordine. È circondato dai fedelissimi del Fronte di sinistra, movimento socialista, lontano anni luce però dal PCUS e dai suoi eredi.
Boris Nemtsov, classe 1959, è dei tre il personaggio che ricorda di più i politici occidentali, anche per essere stato un attivo liberalizzatore durante gli anni eltsiniani.
Ieri, una volta arrivato al corteo , si è messo diligentemente dietro gli striscioni e le bandiere del suo movimento. Solidarnost, tra le forze politiche russe d’opposizione, mi sembra quella che più si richiama alla rivoluzione arancione. Essere finito in manette ne consolida comunque l’autorità, anche oltre il suo partito.
Infine Alexey Navalny, il blogger, classe 1976 (stesso mio giorno di nascita). Lui sembra quello più amato trasversalmente dall’opposizione. Non è un liberale, ma un nazionalista. E soprattutto è uno che ha sempre la posizione che non ti aspetti. Da ultimo, la sua campagna per chiedere al suo mito Schwarzenegger di non andare alla festa di Putin, ha creato un’onda tellurica su Twitter.
Tre leader diversi tra loro che rappresentano vari spicchi di opposizione a Putin.
Ma forse questo è uno dei problemi.
Il movimento è unito contro.
A differenza di Ucraina e Iran, gli slogan sono per cacciare il despota, non per indicare chi debba sostituirlo.
Alla fine, tutto ciò potrebbe risultare utile per non far sostituire un regime da un altro.
I tempi però, sicuramente, si allungheranno.
Ad maiora.

Di questi temi parleremo, insieme a Denis Bilunov, dirigente di Solidarnost, giovedì 10 maggio alle 21 alla Libreria popolare di via Tadino 18 a Milano.
Organizza Annaviva.
Vi aspettiamo!

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