Dice Vitali Yaroshevky della Novaja Gazeta quando gli si obietta che sembra non esserci alternativa a Putin: anche quando morì Stalin dicevano così. Ma poi si è trovato. E poi con tutti i leader sovietici.
Uno dei prodotti tipici russi è la matrioska. Da anni, alla versione classica con la matrona che contiene la famiglia, si è affiancata quella dove ci sono i leader politici, da Lenin fino a Putin.
Ecco, dopo l’impalpabile intervallo di Medvedev, il ritorno di Putin al Cremlino sembra aver reso inutili quelle matrioske. Ora c’è la democrazia ma se le apri, dopo Putin trovi ancora Putin e poi: Putin.
La piazza rossa non si trasformerà mai in piazza Tahir. Se metteranno le tende, come a Kiev e poi a Minsk, questo #occupyKremlin assomiglierà sempre più a quel profetico “Bandiera arancione la trionferà”.
Gli arancioni spingevano per Yushenko e la Tymoshenko (ora, ahinoi, prigioniera politica). A Mosca si dice semplicemente: quello se ne deve andare. Spesso non c’è bisogno del nome o delle iniziali (VV). Tutti sanno a chi ci si riferisce. A quello che campeggia sulla matrioska.
Vedremo come andrà a finire.
La macchina della storia russa si è rimessa in moto. Lenta ma inesorabile.
Ad maiora
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