Un libro interessante per chi voglia approfondire quel che è accaduto negli ultimi anni ad Hati (l’isola caraibica è, ahinoi, scomparsa da tutti i media). “Haiti, l’innocenza violata” di Marco Bello e Alessandro Demarchi (Infinito edizioni) si concentra più che sugli aspetti politici sui movimenti sociali presenti sull’isola, movimenti che hanno faticato a diventare centrali nella storia di questo sfortunato Paese.

Sfortunato perché come spiegano i due esperti, questo Stato coraggioso che si è staccato prima di tutti dal giogo colonialista ha pagato cara questa scelta: «Haiti sembra essere povera da sempre. Almeno dalla conquista spagnola del 1492, considerando il concetto occidentale di “povertà” applicabile da quella data. Solo un anno prima, Haiti si era indebitata con banche private francesi per 24 milioni di franchi, rivalutati in 21 miliardi di dollari attuali: tanto la Francia reclamava come indennità per aver perso la sua colonia più redditizia. È l’inizio del suo impoverimento cronico, non solo finanziario. Il debito comprende anche un pagamento in natura, a base di legno pregiato: si continua così il disboscamento dell’isola, già devastata per far posto a piantagioni coloniali. La storia economica di Haiti è subito in salita».

Il volume affronta il ruolo della chiesa nella società haitiana che «a causa dell’assenza endemica dello Stato per quanto riguarda i servizi per la popolazione, la chiesa e i religiosi gestivano (e gestiscono ancora oggi) la maggior parte delle scuole e delle strutture sanitarie». Ma anche e soprattutto degli Stati Uniti che, dal1915 inavanti, mettono il becco (e spesso anche gli scarponi militari) negli affari interni di questo Stato indipendente. Nel 1994 con Clinton che manda i marines: «Non si tratta più di una democrazia popolare, risultato di una lotta di massa, bensì di una democrazia calata dall’alto, ristretta o “sotto tutela”, in quanto controllata da vicino attraverso le Nazioni Unite». E nei mesi post-terremoto con gli aiuti umanitari: «Gli Stati Uniti hanno utilizzato Usaid e l’ong Care come braccio operativo per invadere, attraverso programmi di sviluppo, il mercato haitiano di “american rice”, affossando così la produzione locale».

Proprio sul pessimo servizio degli economisti liberisti sulle finanze haitiane si concentrano molte delle pagine che spiegano (insieme a “corruzione, clientelismo, lotta per le poltrone”, frutto della politica interna che – ad esempio – ai tempi di Duvalier ha contratto l’80% degli attuali debiti) come Haiti sia e resti uno dei Paesi più povero del mondo: «Alla fine del suo regime nel 1986, Baby Doc fugge svuotando le casse dello Stato.  Prontamente interviene in soccorso di Haiti il Fmi, con un prestito di 24,6 milioni di dollari, con la condizione che Haiti riduca le tasse di protezione sul riso (allora al 24 per cento), su altri prodotti agricoli e su alcune industrie. Questa impostazione mirava ad aprire i mercati del Paese alla concorrenza di altre nazioni. Da allora gli agricoltori haitiani non possono competere con i produttori di riso statunitensi, sovvenzionati dal loro governo (il riso, alimento base degli haitiani, è uno dei prodotti più sovvenzionati negli usa). Riso gratuito o a buon mercato continua anche ad arrivare sotto forma di aiuti alimentari. La produzione locale del cereale crolla e decine di migliaia di contadini sono costretti a trasferirsi in città o nella confinante Repubblica Dominicana a cercare lavoro. (…) Molto più recenti, anche gli Accordi di partenariato economico (Ape), sottoscritto con l’Europa nel 2010, prevedono l’apertura dei mercati ai prodotti europei sovvenzionati. Il sisma non ha migliorato la situazione: a causa egli aiuti c’è stata un’invasione straordinaria di riso nordamericano».

Il sisma è chiamato ad Haiti il “momento zero” da cui ricominciare. Ma ripartire con le forze interne perché è inimmaginabile un Paese che viva solo grazie alle sovvenzioni provenienti dall’estero. Anche questa sarà la sfida del nuovo presidente Michel Martelly (insediatosi il 15 maggio). Dopo tante delusioni dalla classe politica, non sarà un caso che gli haitiani abbiano scelto per guidarli un cantante senza alcuna  esperienza politica.

Ad maiora.

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Marco Bello e Alessandro Demarchi

Haiti, l’innocenza violata

Infinito edizioni

Castel Gandolfo (Roma)

Gennaio 2011

Pagg. 171

Euro: 13.