Decantata come patria della natura incontaminata, la Confederazione Elvetica da invece la caccia ai lupi. Non caccia indiscriminata, intendiamoci. Ma mirata contro il lupo (cattivo) che mangia gli animali da pascolo. L’abbattimento del raro animale era stato deciso ai primi di agosto nel Canton Vallese. E l’animale è stato ucciso da un guardiacaccia l’11 agosto, senza che la cosa abbia avuto grande eco (malgrado l’attenzione morbosa dei media per gli animali). Il maschio di lupo è stato colpito sull’alpeggio di Scex, sopra la stazione vallesana di Crans-Montana. Le autorità elvetiche, precise come da tradizione, informano che il corpo dell’animale è stato consegnato al Tierspital di Berna, per l’autopsia.
Il predatore, accompagnato da un esemplare femmina, aveva ucciso una quindicina di pecore ad inizio luglio e in seguito due bovini.
Era la prima volta in Svizzera veniva accertata la presenza di una coppia di lupi. Così il Wwf svizzero ha protestato ricordando che uccidere un lupo non risolverà il problema delle greggi che rimarranno nel mirino di altri predatori. Mentre il Gruppo lupo svizzera (GLS) deplora invece la mancanza di criteri chiari per valutare i danni al bestiame e ricorda che l’uccisione dell’esemplare maschio impedirà inoltre che in Svizzera si possa creare un branco.
Legambiente, nel chiedere che questi abbattimenti vengano fermati, ricorda che quello della Svizzera è un caso unico in Europa di fallimento del modello di convivenza: “E’ inaccettabile che nel cuore d’Europa sia consentito abbattere esemplari di una specie così importante per l’ecologia dell’intero arco alpino”, dichiara Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente.
Oggi l’associazione ambientalista italiana ha presentato un esposto a al Consiglio d’Europa e alle autorità depositarie delle Convenzioni internazionali per la tutela dell’ambiente alpino.
“La scelta delle autorità svizzere è guidata da una miope ricerca di consenso anziché da una seria volontà di affrontare e risolvere i problemi con cui si confronta la pastorizia di montagna – commenta Damiano Di Simine, responsabile dell’Osservatorio Alpi di Legambiente -. L’attività pastorale e d’alpeggio è stata accompagnata per secoli dalla presenza di grandi predatori e non sono stati certo i lupi, assenti da tutto l’arco alpino nell’ultimo secolo, a far scomparire gli allevamenti in alta quota”.
Il 14 giugno anche in Italia era stato ucciso un lupo. Strangolato da una trappola posta dai bracconieri, sopra Sulmona, in Abruzzo.