Dopo tre settimane di pausa, è ripreso all’Aja, il processo che vede imputato Radovan Karadžić. Ieri è stato sentito Richard Mole, testimone d’accusa. Mole, ex ufficiale inglese, durante l’assedio di Sarajevo è stato – per un periodo – a capo degli osservatori Onu in Bosnia. Per Mole la capitale bosniaca era una “città del terrore”.

Durante l’assedio (il più lungo della storia moderna: dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996), ha testimoniato Mole, non passava giorno senza un bombardamento, “trasformando Sarajevo in una città in cui ogni angolo era diventato pericoloso, in cui pensavi che ogni minuto poteva essere l’ultimo”: 100 colpi al giorno, in una giornata tranquilla; fino a 500 in giornate in cui l’attacco era più intenso. “Sto parlando solo di artiglieria pesante, e non siamo riusciti a registrare tutti i colpi”, ha aggiunto Mole.

Nel controinterrogatorio, effettuato da Karadžić, Mole ha detto che i giornali stranieri hanno comunque diffuso notizie senza prove: “C’è stato un approccio anti-serbo in alcuni media, e devo dire che ho notato la stessa cosa con alcuni dei politici che ho incontrato a Sarajevo”.

Karadžić è alla sbarra al TPI, oltre che per l’assedio a Sarajevo, anche per il genocidio di 8000 civili a Srebrenica. Anche da quelle parti, Mole, se ci fa un salto, troverà sentimenti anti-serbi.

Il processo prosegue oggi.